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Facoltà di Architettura
ARCHITETTO 03 ( Brano )
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ARCHITETTO 03 ( Brano )
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1. La visione barocca di Wren Innanzitutto, la città barocca, con i suoi edifici monumentali, magnifici palazzi e prospettiva usata per centrare l’attenzione su vedute maestose lungo viali ampi e rettilinei, fu concepita con l’obiettivo di stupire. La simmetria, con un senso classico di equilibrio ed armonia, era la sua caratteristica fondamentale. Anche se le espressioni più stravaganti della corrente barocca furono messe a punto più tardi – a Versailles, per esempio, Karlsruhe e San Pietroburgo – i suoi principi erano ormai ben stabiliti ai tempi del viaggio studio francese di Wren, e la volontà di stupire è certamente evidente nel piano per la ricostruzione di Londra che Wren presentò a Carlo II. Il piano urbanistico in sostanza divideva Londra in due sezioni: una sezione occidentale costituita da blocchi rettangolari, ed una sezione orientale di piazze poligonali unite da strade che si diramavano da ciascuna sezione. Queste due sezioni sostanzialmente diverse erano unite da due grandi arterie, che si univano a freccia per convergere a Saint Paul. C’erano diverse piazze, banchine della marina mercantile, e anche una Grande Terrazza lungo il Tamigi con adiacenti sale pubbliche. Su carta, il piano urbanistico per Londra di Wren offriva una città impressionante - degna di un re anche se mancava il palazzo. Wren stesso avrebbe dovuto però sapere che il suo schema non era appropriato alle esigenze della City. A.E.J. Morris lo descrive come un “esercizio notturno basato su un uso superficiale dei planmotifs del Rinascimento continentale.” Forse sembra un po’ scortese, ma rafforza l’impressione di Morris che il piano non era inteso a tutti, ma era semplicemente un attacco preventivo da parte di un architetto non collaudato ma ambizioso, che si premurava di stabilire il suo diritto su una quota importante del lavoro di ricostruzione. In tal caso, il suo esercizio notturno lo ripagò sicuramente. Wren divenne uno dei sei membri della commissione formata per consigliare e sovraintendere il programma per la ricostruzione; in seguito fu nominato Sovraintendente Generale nel 1699 e gli fu commissionato di progettare la nuova cattedrale di Saint Paul oltre a sessanta chiese della City, nonché tante altre opere architettoniche di merito del periodo. Nonostante i contenuti concettuali, il piano di Wren peccava da un punto di vista pratico in quanto ignorava la topografia di Londra. La nuova città fu progettata come se si trattasse di una zona pianeggiante, mentre l’ubicazione era piuttosto ondeggiante (allora più di oggi), con le colline ad entrambi i lati dei due affluenti del Tamigi, il Fleet ed il Walbrook. I contorni delle colline avrebbero oscurato la magnifica veduta prospettica che il piano prometteva, oltre ad alterare la proposta di nitida disposizione di blocchi, di piazze ordinate e del diramarsi di strade. Nella realtà la visione barocca di Wren non sarebbe mai potuta esistere. Di fatto le probabilità erano praticamente nulle. A parte le difficoltà pratiche di incapsulare un paesaggio tridimensionale in un piano bidimensionale, lo schema di Wren prevedeva una quasi totale riorganizzazione di strade ed edifici all’interno della City. Molti proprietari sarebbero stati costretti a ricostruire su siti diversi e ciò senza che nessuno avesse l’autorità di decidere a riguardo - neanche il Re, dato il successo di Londra nel limitare il coinvolgimento reale nelle questioni riguardanti la City. Wren presentò il progetto al re Carlo II, il quale però non poteva fare niente senza l’accordo unanime del Parlamento e di tutti i proprietari e le istituzioni di Londra. Tale consenso sarebbe stato difficile da ottenere anche sulla questione più banale; impossibile quando tutte le parti coinvolte volevano andare avanti con l’urgente compito di ricostruire le loro vite e le loro attività di sussistenza – di conseguenza, Londra sarebbe potuta fallire o prosperare. Il Re ad ogni modo era “tutt’uno” con la città. Il 13 settembre pubblicò un proclama reale sulle procedure di ricostruzione, si impegnò per la tempestiva ricostruzione della Custom House, e rinunciò alle proprietà della corona nella City laddove sarebbe stato di comune beneficio. Entro la fine di settembre, si venne ad un accordo generale nell’accettare le linee di strade ed i confini di proprietà già esistenti, ed all’inizio di ottobre furono nominati sei commissari incaricati della sovraintendenza e l’efficace controllo di tutti gli aspetti tecnici dei lavori di ricostruzione. Tre furono nominati dal Re e tre dalla City. Wren fu tra quelli nominati dal Re; Hooke tra quelli della CityAl centro del piano urbanistico di Wren per Londra, vi era: (vedi brano 1).
una bipartizione che enfatizzasse l’armonia classica
una grande terrazza lungo il fiume
il collegamento tra quartieri attraverso due viali principali
il luogo della nuova Cattedrale di Saint Paul
un rinnovamento totale del vecchio piano urbanistico della città
Non so rispondere
2. La descrizione di A.E.J. Morris suggerisce che Wren: (vedi brano 1)
facesse un uso approfondito dei planmotifs rinascimentali
volesse ottenere la direzione di alcuni lavori
non fosse un architetto innovativo
non capisse i principi del barocco
non fosse interessato alla commissione
Non so rispondere
3. Il piano di Wren era poco pratico perché: (vedi brano 1)
le colline avrebbero oscurato la veduta
i fiumi Fleet e Walbrook intralciavano l’armonia della pianta
non era adatto alla topografia del luogo
coloro i quali avevano proprietà preferivano il vecchio piano urbanistico
l’architettura barocca era eccessivamente innovativa
Non so rispondere
4. Il Re non potè portare avanti il piano perché: (vedi brano 1)
l’approvazione doveva venire da fazioni opposte
non lo riteneva idoneo
l’approvazione era una prerogativa del Parlamento
non aveva l’autorità necessaria
preferì nominare dei commissari tecnici
Non so rispondere
5. La prima conseguenza della proposta di Wren fu che: (vedi brano 1)
fu costretto ad abbandonare la sua visione barocca
fu incaricato di progettare la Cattedrale di Saint Paul
fu incaricato di ricostruire Londra come prima
fu nominato sovraintendente generale
fu nominato come uno dei sei commissari
Non so rispondere
6. Brano 2 Roma: centro di diffusione della cultura mediterranea Roma fu un grande centro di diffusione culturale, certo non il solo, ma sicuramente il più importante. All’inizio del XVI secolo, Roma non era ancora una città degna di nota. In questo modo è stata vista da Rabelais nel suo primo viaggio nel 1532 e così viene descritta nella Topographie di Marliano e in numerose altre guide. Era una piccola città al centro di un’economia pastorale; disseminata e contornata da monumenti antichi, spesso semidistrutti, terribilmente sfigurati, più spesso ancora seppelliti sino alle fondamenta sotto la terra e le macerie. Nella parte abitata della città si trovavano case di mattoni, viuzze strette e sordide e vasti spazi vuoti. Tuttavia nel XVI secolo la città si trasformò, si riempì di vita e vennero costruiti palazzi e chiese; la popolazione crebbe, conservandosi anche nel XVII secolo, un’epoca generalmente tutt’altro che favorevole alle città mediterranee. Roma divenne, dunque, un immenso cantiere. Ogni artista vi trovava lavoro, a partire da un esercito di architetti: Baldassare Peruzzi di Siena (morto nel 1536), Sanmicheli di Verona (m. 1559), Jacopo Sansovino di Firenze (m. 1570), il Vignola (m. 1573) originario del nord della penisola (da cui sono venuti quasi tutti i grandi architetti italiani), Ligorio di Napoli (m. 1583), Andrea Palladio di Vicenza (m. 1580), Pellegrini di Bologna (m. 1596). L’Olivieri, un’eccezione, era romano (m.1599). Al seguito di questi artigiani, architetti e scalpellini, si affrettava l’esercito dei pittori: esercito necessario in un’epoca in cui la pittura ornamentale raggiunse il suo apogeo. Volte e soffitti offrivano ai pittori uno spazio illimitato, sebbene venissero talvolta loro imposti temi strettamente definiti. La pittura sacra del barocco non è altro che la conseguenza logica della sua architettura. In quest’epoca venne terminata la basilica di San Pietro e fu edificata la chiesa del Gesù, tra il 1568 e il 1575, da Jacopo Vignola, che morì nel 1573, senza aver avuto il tempo di vedere compiuta la sua opera. Era stata edificata la prima chiesa gesuitica, che spesso doveva servire da modello in tutta la Cristianità. Ogni ordine avrebbe voluto possedere le sue chiese a Roma e fuori Roma, con decorazioni uniche e con le immagini delle loro devozioni particolari. Così nella città eterna, poi in tutto il mondo cristiano, vennero erette le prime chiese a cupole e ornate a volute, di una geometria sobria, e di cui il Val-de-Grâce, in Francia, è un esempio più tardo, ma ugualmente tipico. Il prodigioso sviluppo di Roma richiese spese ingenti. Stendhal comprese correttamente il problema quando notò che “solo quei paesi che non dovettero temere per la loro autorità commissionarono le più grandi opere di pittura, di scultura, di architettura dei tempi moderni”. Ciò ci riporta alla storia delle finanze pontificie. È un fatto accertato che i papi seppero trarre grandi risorse dal loro stato ricorrendo utilmente al credito pubblico. Le loro politiche religiose e la loro politica in genere furono, nella Cristianità, sostenute solitamente più a loro vantaggio che a quello delle chiese nazionali; le chiese di Francia e di Spagna furono abbandonate alle cupidigie e alle esigenze finanziarie del Cristianissimo Re francese e del Re Cattolico di Spagna. Durante il mezzo secolo di cui ci stiamo occupando, lo Stato Pontificio fece grosse spese militari solo raramente (nel 1557 e negli ultimi tre anni della Lega Santa). Il papato poté, dunque, destinare una ricca somma alle Belle Arti. L’invasione del Mediterraneo da parte dell’argento americano facilitò questi ingenti investimenti. Dopo il 1560-1570 venne realizzato tutto ciò che Leone X e Giulio II avevano ideato. D’altro canto, gli ordini religiosi, il cui numero era stato notevolmente incrementato dall’onda della pietà cattolica, unirono i loro sforzi a quelli del papato. Dato che Roma era anche la capitale di questi piccoli stati dentro lo stato, vale a dire la loro vetrina, gesuiti, domenicani, carmelitani, francescani apportarono ciascuno il loro contributo finanziario e di emulazione artistica e copiarono, fuori da Roma, i risultati raggiunti nella capitale. Se vi fu un’espansione artistica e religiosa del barocco, fu grazie a questi ordini, in particolare di quello di Sant’Ignazio. Fu per questa ragione che l’aggettivo “gesuitico” sembra più appropriato di “barocco” per designare questa espansione, nonostante le riserve che sono state avanzate al riguardo. All’inizio del XVI secolo Roma non era ancora una città degna di nota principalmente perché: (vedi brano 2)
gli edifici erano costruiti in mattoni
i monumenti erano danneggiati o parzialmente sepolti
era descritta come una città insignificante in alcune guide dell’epoca
il commercio non era sviluppato
alcune zone dentro le mura erano disabitate
Non so rispondere
7. Le trasformazioni che Roma subì avvennero principalmente perché: (vedi brano 2)
molti architetti risiedevano in questa città
c’erano molti artigiani disponibili a realizzare i vari progetti
ci fu un incremento notevole della popolazione
il papato e gli ordini religiosi finanziarono la costruzione di nuove chiese
i nuovi elementi architettonici definirono i dipinti che li decoravano
Non so rispondere
8. Il maggior contributo che gli ordini religiosi diedero all’affermazione del Barocco fu il fatto che: (vedi brano 2)
diffusero i modelli realizzati a Roma nell’intero Stato Pontificio
erano impegnati a diffondere la pietà cristiana
la competizione tra gli ordini produsse molteplici stili architettonici
utilizzavano dei nuovi elementi architettonici nelle chiese
le loro chiese avevano un sobrio stile geometrico
Non so rispondere
9. I soldi necessari alla ricostruzione di Roma furono disponibili per le seguenti ragioni tranne una. Quale? (vedi brano 2)
L’argento americano stava entrando nell’economia europea
Lo Stato Pontificio era stato impegnato in poche guerre alla fine del XVI secolo
I Re di Spagna e Francia si appropriavano delle finanze delle chiese nazionali
Il credito pubblico era disponibile
Il Papa utilizzava prevalentemente a Roma le risorse dell’intero Stato Pontificio
Non so rispondere
10. Il maggior contributo dell’espansione artistica e religiosa barocca deriva: (vedi brano 2)
dagli ordini dei frati
dall’attività culturale dei gesuiti
dal trasferimento a Roma di architetti e pittori
dall’influenza di Leone X e di Giulio II
dal papato della fine del XVI secolo
Non so rispondere
Al termine del quiz è presente la valutazione finale con risposte corrette/errate