7. Brano 3 Leggere il brano e rispondere a ogni quesito solo in base alle informazioni contenute (esplicitamente o implicitamente) nel brano e non in base a quanto il candidato eventualmente conosca sull'argomento. Il rame è una materia prima che consente un riutilizzo pressoché infinito, in quanto praticamente indistruttibile: questo avviene in modo tale che sia quasi impossibile stabilire se, nella preparazione del prodotto finito, sia stato utilizzato direttamente rame primario (quindi mai utilizzato) o una procedura di riciclo; esiste quindi la possibilità di risparmiare risorse ed energia allo stesso tempo. Il principale motivo per cui abbiamo questa opportunità è dovuto al fatto che oggi sono disponibili tecniche e procedimenti di elettroraffinazione che rimuovono le impurità, sia nobili sia di base, indifferentemente dal minerale di nuova estrazione o dal rottame. Facendo queste considerazioni potrebbe sembrare che il tasso di riciclo del metallo rosso nella ragione di circa il 40% rappresenti un quantitativo piuttosto modesto (il tasso di riciclo indica l’ammontare di materia prima trattata rispetto al totale prodotto nell’anno), ma dobbiamo considerare che, a causa dello sviluppo economico degli ultimi trent’anni, la quantità di rame oggetto di riciclo dai materiali di scarto è più bassa del volume di metallo effettivamente consumato; senza contare il fatto che l’impiego di rame avviene principalmente nella produzione di beni durevoli per utilizzo industriale, che verranno nuovamente immessi nel ciclo solamente dopo anni di sfruttamento. Se consideriamo che i prodotti che contengono rame hanno una vita media di 33 anni, attualmente siamo in grado di affermare che, rispetto all’anno di produzione, più dell’80% del rame è oggi oggetto di riciclo. Inoltre, analizzando l’andamento del riciclo nel passato, possiamo affermare anche che questo aumenta in periodi di alte quotazioni, cioè quando lo sviluppo e l’applicazione di nuove (e costose) tecnologie di recupero si rivelano remunerativi. Il processo di riciclo attiva due diversi circuiti commerciali a seconda che il rame provenga da lavorazioni del metallo stesso (cascame) o dalla dismissione di impianti: in questo caso il circuito è decisamente più complesso, poiché inizia dal piccolo raccoglitore per arrivare all’industria di riciclo. Il rottame derivante dalle dismissioni rappresenta circa il 65% del totale; le industrie maggiormente coinvolte risultano essere quelle del settore energetico, sia quelle che si occupano di trasferimento di energia (elettrica) sia quelle utilizzatrici di impianti elettrici. Il circuito che riguarda gli scarti di produzione vede, invece, quasi sempre un collegamento diretto tra l’impresa che scarta e quella che si occupa della rifusione, ma non mancano casi in cui il riciclo avviene internamente, con notevoli vantaggi economici. I rottami vengono quindi distinti in due categorie: quelli passibili di rifusione diretta, assimilabili al rame raffinato, e quelli che per arrivare alla raffinazione impiegano un lasso di tempo maggiore. A causa del tempo necessario per percorrere il circuito, gli scarti sono piuttosto soggetti all’andamento delle quotazioni, le quali, peraltro, differiscono a seconda del tipo di rottame: il cascame ha maggior valore, mentre il metallo rosso proveniente dalle dismissioni è meno pregiato. Comunque, è da rilevare che il riciclo instaura una sorta di spirale valutativa verso il basso, poiché a ogni processo di riciclo il rame si declassa, fino ad arrivare al punto in cui deve subire un nuovo processo di raffinazione. Da quanto affermato nel Brano 3 è possibile dedurre che:
più aumenta la vita media del rame e più aumenta il suo tasso di riciclo
più aumenta il tasso di riciclo del rame e più aumenta il costo delle tecnologie di recupero
più aumentano le quotazioni del rame, più aumenta il suo riciclo
più le tecnologie di recupero del rame si rivelano remunerative e più aumenta la vita media dei prodotti che contengono rame
più aumenta il numero di ricicli, più aumenta il valore del rame
Non so rispondere